L'IMPORTANZA DELLA PSICOLOGIA DIGITALE PER I PROFESSIONISTI DELLA SALUTE MENTALE
AUGMENTED PSYCHOLOGY
PSICOLOGIA AUMENTATA
PSICOLOGIA
INNOVAZIONE
PSICOLOGIA DIGITALE
CYBERPSICOLOGIA
PSICOTECNOLOGIE
L'IMPORTANZA DELLA PSICOLOGIA DIGITALE PER I PROFESSIONISTI DELLA SALUTE MENTALE
L’ultimo decennio sta testimoniando una graduale trasformazione del rapporto tra psicologia e tecnologia, sia grazie all’offerta sempre più ampia di nuovi hardware e software, sia grazie alla spinta delle neuroscienze.
Da tanti anni, infatti, numerosi ricercatori studiano e divulgano opportunità, ma anche rischi, del digitale, coadiuvando, nel contempo, lo sviluppo di casi d’uso, soluzioni e protocolli sempre più sofisticati per la comprensione del funzionamento della nostra mente e la promozione del suo benessere.
Nei prossimi anni, quindi, la «Psicologia Digitale» è candidata a diventare una delle materie centrali nei percorsi formativi di psicologi e psicoterapeuti, dato che il suo ambito si estende ogni giorno di più.
LA PSICOLOGIA DIGITALE
La Psicologia Digitale (o Cyberpsicologia) è una disciplina emergente focalizzata sullo studio, la comprensione, la ricerca e l’intervento nell'ambito delle nuove tecnologie, allo scopo di comprendere sempre meglio l'effetto dei nuovi media a livello psicologico, relazionale e sociale.
Questa disciplina racchiude il classico giano bifronte.
Da un lato, l’area di rischio, rappresentata dagli effetti negativi che la tecnologia ha sul nostro cervello e sui nostri comportamenti, che spesso si traducono in disturbi, disagi, vere e proprie psicopatologie.
E dall’altro, l’area di opportunità, caratterizzata dagli effetti positivi, che spesso si traducono in psicotecnologie, ovvero soluzioni digitali integrabili alla pratica psicologica e psicoterapeutica.
I RISCHI PSICOLOGICI DEL DIGITALE
I rischi sono rappresentati in primis dalla psicopatologia, peraltro già normata da anni dal DSM 5 (seppur nella sezione 3, quella che richiede ulteriori approfondimenti), chiamata “Dipendenza dal Gaming Online”. Ma sul panorama della salute mentale si stanno affacciando altri disturbi più ampi e strutturati: l’“Internet Addiction Disorder” (con i suoi 5 sottotipi: Dipendenza dalle relazioni virtuali, Sovraccarico cognitivo, Dipendenza dal sesso virtuale, Gioco Offline e Gioco Online), il Tecnostress (tutte le conseguenze negative causate dalla tecnologia, riconosciuto in Italia dal 2007 come malattia professionale), il Disturbo da Diffusione Patologica dell'Attenzione (l’eccessivo ingaggio dell'attenzione in varie attività che catturano le risorse cognitive della mente), l’effetto Google e l’amnesia digitale (le tendenze a dimenticare informazioni rapidamente recuperabili rispettivamente attraverso i motori di ricerca o disponibili sui device), la Nomofobia, la “sindrome da disconnessione”, solo per citarne alcuni.
Tra i tanti preoccupanti fenomeni psicosociali di estrema attualità, amplificati dalle tecnologie digitali, citiamo l’onnipresente hate speech (l’incitazione all’odio sui social), il cyberbullismo e le online challenge estreme, che troppo spesso vedono coinvolti adolescenti e preadolescenti. E questi sono solo parte di una narrazione ben più ampia.
È importante che le professioni psicologiche siano in grado di riconoscere questi disturbi e più in generale gli effetti dannosi che dispositivi e piattaforme software hanno sul cervello, sui comportamenti e sulle interazioni sociali, al fine di aiutare pazienti/utenti e le loro famiglie ad affrontarli.
LE OPPORTUNITÀ PSICOLOGICHE DEL DIGITALE
Ma veniamo a cosa il digitale può rappresentare in termini di opportunità per la salute mentale delle persone.
Perché se è vero che l’attenzione è soggetta a sollecitazioni continue e parte della memoria viene delegata agli storage dei motori di ricerca, il costante training mentale a cui siamo sottoposti può condurre allo sviluppo di abilità near-multitasking e magari a un rallentamento del declino cognitivo.
Potremmo soffermarci per giorni a parlare dell’impatto positivo dell’evoluzione delle tecnologie digitali sugli individui e sulla società, ma ci soffermeremo su una delle più interessanti opportunità per la professione psicologica del futuro, ovvero l’adozione nella prassi quotidiana, soprattutto in ambito professionale, delle cosiddette “psicotecnologie”, che Derrick De Kerckhove definiva «ogni tecnologia che emula, estende e amplifica le funzioni sensomotorie, psicologiche o cognitive della mente» (successivamente rivisitata da Stefano Federici con «le tecnologie che emulano, estendono, amplificano e modificano le funzioni sensomotorie, psicologiche o cognitive della mente», per sottolineare la natura dinamica di questo processo).
Vi sono varie tipologie di psicotecnologie, spesso integrate fra loro e sempre più sofisticate, che possono essere accompagnate da un professionista della salute mentale: di telecomunicazione (per colloqui e consulti anche a distanza), del benessere (per favorire l’alleggerimento da stress e tensioni), psicoeducative (per rendere consapevole una persona e i suoi familiari della natura e la gestione di un disagio psichico di cui soffre), ludiche (per apprendere giocando, con serious game digitali, ma anche con i videogame commerciali), di autoregolazione fisiologica (per imparare la regolazione fisiologica ed emotiva, magari attraverso esercizi di biofeedback o neurofeedback), di assessment (per generare, per esempio, uno stress assessment o un’analisi della personalità), psicodiagnostiche (per rilevare eventuali psicopatologie in modo più accurato e rapido), di embodiement e identity swap (per entrare in un altro corpo e abituarsi a un’immagine del proprio più sana, o per favorire empatia ed empowerment), simulative (per simulare situazioni fobiche o stressogene in una realtà virtuale protetta), emotive (per far interagire affettivamente intelligenze artificiali con esseri umani), riabilitative (per coadiuvare la riabilitazione cognitiva di processi quali l’attenzione e la memoria), immaginative (per stimolare l’immaginario attraverso nuovi mondi possibili), trasformative (per favorire il cambiamento positivo), finanche trascendenti (per contattare stati di coscienza superiori).
È proprio qui che l’innovazione tecnologica può diventare innovazione psicologica, ma a condizione che le soluzioni digitali siano concepite ad hoc attraverso metodologie molto solide e grazie al lavoro di staff multidisciplinari sia interni, sia esterni alle aziende e se e solo se saranno accompagnate da adeguati protocolli d’uso e professionisti alfabetizzati e formati psicodigitalmente.
I NUOVI PROFESSIONISTI DELLA SALUTE MENTALE
Le psicotecnologie appartengono al grande alveo della Digital Health, o per meglio dire, della Digital Mental Health, la salute mentale digitale, in cui psicologi e psicoterapeuti potranno proporre ai propri pazienti/utenti soluzioni digitali, o sotto forma di metodi integrati ai percorsi di supporto psicologico o di psicoterapia, o sotto forma di tecniche evidence-based tradizionali, ma digitalizzate.
I medici psicoterapeuti, invece, potranno utilizzare soluzioni digitali per condizioni mediche specifiche, o sotto forma di Digital Support, CE Medicali di classe 1 inseribili per esempio nei PSP (Patient Support Program), magari raccomandate dai medici di famiglia, o addirittura – quando avremo una normativa specifica come negli Stati Uniti, in Germania o in Inghilterra – sotto forma di Digital Therapeutics, terapie digitali prescrivibili dai soli medici, in quanto considerate a tutti gli effetti dei farmaci, con la principale differenza che il principio attivo non è una molecola, ma un algoritmo o un software. Spesso si tratta di interventi cognitivo-comportamentali validati da un RCT (un Trial Clinico Randomizzato e Controllato), al cui sviluppo partecipano differenti figure professionali, sanitarie e non.
Questo è un tema che nei prossimi anni diverrà sempre più centrale e darà vita a una nuova generazione di psicotecnologie per la prevenzione, la gestione e la cura di psicopatologie.
Insomma, è fondamentale che nei nuovi anni ‘20 psicologi e psicoterapeuti si formino sulle tematiche trattate dalla Psicologia Digitale, perché rischi e opportunità di origine digitale fanno e faranno sempre più parte della vita delle persone.