LA METAFORA: DALLE NEUROSCIENZE ALLA PSICOTERAPIA
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LA METAFORA: DALLE NEUROSCIENZE ALLA PSICOTERAPIA
Raccontiamo storie sin dall’alba dei tempi. L’arte del racconto, oggi conosciuto anche come storytelling, è la più antica forma di comunicazione. I motivi che ci spingono a raccontare sono diversi, dal comunicare informazioni, consolidare valori culturali, condividere messaggi, educare, e assicurare all’ascoltatore quella sensibilità che faciliterà l’apprendimento e la crescita. Viviamo all’interno di un mondo che è fatto di storie e descritto attraverso storie che conservano la memoria degli eventi e contribuiscono a generare un ponte tra esperienze e cultura.
La narrazione ha una grande flessibilità in termini di personaggi e trame, per tale motivo attraverso di essa, è possibile affrontare molte situazioni diverse, includendo l'umanità degli individui, i loro sentimenti, i loro vissuti e ogni sorta di spunti contestuali.
Nell’arte del racconto, la metafora gioca un ruolo essenziale, in quanto strumento privilegiato per dare colore e forma a un concetto, nel dare vita alle parole e quindi influenzare gli stati della mente e del cervello dei propri interlocutori. La metafora è la figura retorica più utilizzata per semplificare concetti e talvolta condizionarli. Negli ultimi anni anche la comunità scientifica ha iniziato a mostrare interesse per le metafore in quanto sembrano essere uno dei modi più efficaci per comunicare.
METAFORA E NEUROSCIENZE
Recenti studi clinici condotti sul disturbo dello spettro autistico (Kalandadze et al., 2021) e altre patologie psichiatriche (Deamer et al., 2019; Law et al., 2016) dove la capacità di comprendere o impiegare metafore risulta essere totalmente o parzialmente compromessa, han portato a ipotizzare che l’utilizzo delle metafore e la loro comprensione potessero attivare l’integrazione e la sincronia di aree e circuiti cerebrali diversi.
Studi recenti hanno dimostrato che diverse tipologie di metafore, attivassero in chi le ascolta aree cerebrali differenti. Per esempio, la metafora “una giornata dura” è stato dimostrato attivare le aree cerebrali preposte alla sensibilità tattile, che rimangono invece inattive in risposta a una frase che esprime lo stesso contenuto ma non attraverso l’impiego della metafora.
Fino a oggi, le aree cerebrali deputate alla creazione di metafore non erano ancora ben conosciute. Recenti studi (Beaty et al., 2017; Forgacs, 2020) hanno mostrato che la creazione di una metafora è strettamente legata a una rete di circuiti cerebrali diffusa in tutto il cervello, la cosiddetta “rete di default”, quel complesso di processi che è attivo quando la mente non è impegnata in un compito specifico. Nello studio di Beaty e colleghi (2017), attraverso l’impiego della risonanza magnetica è stato analizzato il processo di costruzione di metafore nuove, frutto della creatività dei partecipanti, per descrivere contesti specifici.
L'analisi della connettività funzionale ha rivelato l’attivazione di un’ampia rete che collega diversi nodi della rete di default (in particolare il precuneo e il giro angolare sinistro) e il solco intraparietale destro, che presiede alla programmazione dei movimenti necessari perché un'azione raggiunga il suo scopo. Queste connessioni, tuttavia, non sono stabili nel corso del processo di formulazione di una metafora. Analizzando la connettività in funzione del tempo è, infatti, emerso che all'inizio si manifesta un accoppiamento fra il giro angolare sinistro e la parte anteriore destra dell'insula, una struttura impegnata nella valutazione dell'importanza delle informazioni che la raggiungono, seguito da un accoppiamento fra la rete di default e la corteccia prefrontale dorsolaterale, deputata all'organizzazione e pianificazione dei comportamenti complessi e delle funzioni cognitive di livello superiore.
Le ricerche ci dicono anche che l'espressione idiomatica utilizzata per la costruzione di una metafora, attivi non solo l'emisfero sinistro predisposto alla normale comprensione del linguaggio, ma anche l’emisfero destro. A stabilirlo è stata una ricerca pubblicata su rivista internazionale da un gruppo di neuroscienziati dell'Università Milano-Bicocca. Lo studio (Proverbio et al., 2009) attraverso l’impiego di tecniche elettroencefalografiche e di tomografia a bassa risoluzione ha mostrato che le frasi idiomatiche utilizzate erano in grado di attivare non solo il giro temporale mediale destro ma anche il giro frontale mediale destro.
I risultati indicano che il processo di comprensione letterale dell’espressione idiomatica e di interpretazione di essa come metafora avvenga in parallelo: il giro frontale inferiore sinistro, la parte del cervello che si pensava essere responsabile della presunta soppressione del significato letterale di un'espressione, non è apparso specificamente attivato dalla sua comprensione, mentre lo erano le regioni limbiche, coinvolte nelle risposte emozionali.
LA METAFORA
Molti racconti sono assimilabili a metafore di vita. Se superficialmente consentono di rilassarsi attraverso l’attività immaginativa, più nel profondo stimolano una serie di riflessioni sugli aspetti più complessi dell’esistenza. Le metafore hanno un ruolo di primo piano nella comunicazione e soprattutto nella trasmissione di concetti astratti ed emozioni. Per questo motivo la metafora è uno strumento molto utilizzato in psicoterapia. Questa modalità narrativa consente di riflettere sulle esperienze, di attribuire a ogni esperienza un suo significato e di favorire il processo maturativo dell’identità personale. La metafora può essere definita come strumento per lo sviluppo delle basi emotive e cognitive che sono risorse indispensabili.
Creare e ascoltare storie ci consente di trascendere lo stato di consapevolezza per entrare in uno stato di rilassamento cosciente che diverse ricerche hanno rivelato essere molto proficuo per l’apprendimento rendendoci più inclini a una rielaborazione dei contenuti profondi delle storie e ai “valori” che queste veicolano.
La metafora è un paragone, un parallelismo tra due termini che sembrano privi di relazione. Nella metafora si identifica un soggetto (il concetto originario, reale), il veicolo (il suo equivalente metaforico), il terreno (ciò che queste due cose hanno in comune) e la tensione (la dissonanza tra le due cose).
Questa relazione tra la realtà e le due entità contrapposte consente alla metafora di far pervenire un messaggio al destinatario. Il messaggio metaforico accompagna il destinatario nel trovare un’analogia con se stesso o con la propria situazione. Solo in questo modo il racconto può essere considerato veramente efficace.
LO SCRIPT DEL VIAGGIO DELL’EROE
Il viaggio dell’eroe è una traccia, una mappa, un percorso che prende spunto dal lavoro di Carol Pearson a sua volta ancorato al lavoro di Campbell sull’eroe nella mitologia occidentale e orientale e impostato sulla psicologia degli archetipi di Jung. Joseph Campbell ha definito “Il viaggio dell’eroe” il processo di crescita personale che connette in modo profondo alcuni schemi o archetipi contenuti nella nostra memoria collettiva.
Il viaggio dell’eroe è il cammino metaforico del percorso che compiamo nella nostra vita, dove ciascuno di noi si orienta alla scoperta di sé e del mondo. È un ripetersi di trasformazioni personali che definiscono l’evoluzione di noi stessi, dalla dipendenza infantile all’indipendenza adulta, fino all’interdipendenza con gli altri. Il viaggio non è un percorso lineare, muta nel tempo e ritorna su stesso. Il viaggio dell’eroe attraversa 4 momenti (lotta col Drago; liberazione della Principessa; conquista del Tesoro; edificazione del Regno), e si realizza attraverso l’equilibrio di alcuni archetipi (innocente, orfano, guerriero, angelo custode, cercatore, distruttore, amante, creatore, sovrano, mago, saggio, folle).
COS’È UN ARCHETIPO?
Gli archetipi sono personaggi simbolici che intervengono in una o più fasi del viaggio a sostenere o a ostacolare l’eroe. Sono aspetti che mettiamo in gioco continuamente nella nostra vita, inconsapevolmente. Sono modelli di comportamento che ci caratterizzano, dimensioni interiori che orientano la nostra vita, con cui ci troviamo a fare i conti a un certo punto della vita.
L’avventura dell’eroe segue sempre una traccia: la separazione dal mondo precedente, l’iniziazione a qualche fonte di potere, il ritorno apportatore di vita. L’Eroe, affaticato e insoddisfatto, è chiamato alla sfida verso il nuovo, a trascendere ciò che si conoscenza che è fonte di sofferenza, per una nuova scoperta. Nel corso del suo cammino incontra diverse figure simboliche, come il drago che custodisce un tesoro, la fanciulla che deve essere salvata o la principessa deve essere liberata. Al ritorno dal viaggio, l’Eroe può costruire il suo Regno.
Ogni personaggio che il nostro eroe incontra nel suo cammino porta con sé un significato simbolico, metaforico, che rappresenta un ostacolo, una paura, un’emozione che deve essere compresa e superata. Il drago, per esempio, simboleggia le paure, quelle più profonde, irrisolte, viscerali. La liberazione della Principessa simboleggia il successo, l’affermazione di sé stessi, l’abbandono del vecchio per far spazio alle nuove conquiste e ai nuovi significati. Metafora di talento e potenzialità, il Tesoro rappresenta l’energia vitale, l’ampliamento di possibilità che si aprono dinanzi a noi quando abbiamo superato le nostre paure e ritrovato il sentiero autentico del nostro essere essenziale.
Lavorare col viaggio dell’eroe è una tecnica molto potente per portare alla luce diversi elementi con il paziente, finalizzati a un empowerment personale.
LA METAFORA IN PSICOTERAPIA
Le metafore svolgono un compito importantissimo nel lavoro psicoterapeutico. In psicoterapia gran parte del processo di comprensione di sé passa dal rendere consapevoli le metafore inconsce e le possibili implicazioni collegate alla nostra vita.
Secondo Watzlawick la metafora è il linguaggio dell’emisfero cerebrale destro e, per ottenere cambiamenti sostanziali, la psicoterapia deve indirizzarsi ai processi di questo emisfero.
Quindi la metafora offre svariate possibilità:
· Agevola il paziente e il terapeuta a comunicare a un livello profondo.
· Permette al paziente di raccontare sé stesso.
· Produce promuove, sintonia, empatia e rafforza l’alleanza terapeutica.
· Strumento per riformulazioni e interpretazioni efficaci.
· Serve a motivare.
· Svolge una funzione icastica, cioè permette di ritrarre la realtà con incisività, efficacia, e sintesi.
· Ha una importante funzione rivelativa.
· Aiuta ad addolcire e superare le resistenze poiché evita il disagio creato dalla comunicazione diretta.
· Serve a coinvolgere.
· Ha il potere di evocare.
· Amplia e diversifica le prospettive.
· Può essere utile a identificare il problema del paziente e definire gli obiettivi.
· Fissa i concetti nella memoria a lungo termine.
· Insieme alle immagini simboliche da forma e sostanza al pensiero onirico.
Uno degli strumenti che meglio sfrutta le potenzialità offerte dalla metafora in psicoterapia, e non solo, è sicuramente la realtà virtuale. La sua versatilità dà la possibilità di costruire ambienti metaforici (come per esempio avviene nelle esperienze di Psicologia Aumentata), in cui immergere il paziente e, attraverso il simbolismo offerto, poter lavorare efficacemente su contenuti a basso livello di consapevolezza nella stanza di terapia.
BIBLIOGRAFIA
Campbell, J., & Moyers, B. (2011). The power of myth. Anchor.
Deamer, F., Palmer, E., Vuong, Q. C., Ferrier, N., Finkelmeyer, A., Hinzen, W., & Watson, S. (2019). Non-literal understanding and psychosis: Metaphor comprehension in individuals with a diagnosis of schizophrenia. Schizophrenia Research: Cognition, 18, 100159.
Kalandadze, T., Braeken, J., Brynskov, C., & Næss, K. A. B. (2021). Metaphor Comprehension in Individuals with Autism Spectrum Disorder: Core Language Skills Matter. Journal of Autism and Developmental Disorders, 1-11.
Lawn, S., Delany, T., Pulvirenti, M., Smith, A., & McMillan, J. (2016). Examining the use of metaphors to understand the experience of community treatment orders for patients and mental health workers. BMC psychiatry, 16(1), 1-16.
Proverbio, A. M., Crotti, N., Zani, A., & Adorni, R. (2009). The role of left and right hemispheres in the comprehension of idiomatic language: an electrical neuroimaging study. BMC neuroscience, 10(1), 1-16.